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L'Italia all'alba del fascismo, dagli appunti di Giuseppe Bruno

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Giuseppe Bruno
view post Posted on 19/11/2009, 18:31




La Grande Guerra aveva profondamente sconvolto l'assetto politico europeo:

  • Stati vinti -> Forti sconvolgimenti politici (es. crollo imperi secolari)

  • Stati vincitori -> Situazione politica immutata (Francia, Gran Bretagna), anche per la solidità dell'isituzione democratica

L'italia costituisce un'eccezione.
Pur essendo uno Stato vincitore, subirà dellle "turbolenze" politiche che culmineranno nell'avvento del fascismo.
Le cause sono molteplici.
Da un punto di vista economico, l'Italia aveva conosciuto, durante la guerra, un crollo della disoccupazione per la necessità di produzione bellica, mentre dopo la guerra la situazione precipitò di nuovo.
Il Governo non era riuscito a superare il problema del dualismo economico, che vedeva una zona fortemente industrializzata al nord (vedi il Triangolo: Torino-Milano-Genova) e una zona arretrata e dedita all'agricoltura/latifondismo (vd il Mezzogiorno).
L'industrializzazione che aveva interessato l'italia, inoltre, aveva delineato una economia con una fortissima partecipazione statale detta capitalismo corporativo che portava le industrie o a dipendere dai fondi statali o ad indebitarsi con le banche.
Ad essere danneggiato durante il dopoguerra era anche il ceto medio (media-borghesia) che durante la guerra si era impoverito a causa della grande borghesia "pescecane". L'inflazione aveva, dunque, peggiorato ulteriormente la situazione.
Situazione simile interessava l'agricoltura. Al fronte era stata promessa "la terra ai contadini" (vd Diaz), ma questa promessa non sarà mantenuta. Si calcoli, poi, che il Mezzogiorno viveva una situazione di esubero demografico che, fino ad allora, aveva trovato sfogo nell'emigrazione, ma che, con la chiusura delle dogane USA, cominciava a costituire un serio problema anche per la bassa produttività causata dall'assenza di "braccia" durante il conflitto.
A questo punto vedremo in Italia escalation di tenzioni che culmineranno con:
  • l'occupazione dei latifondi da parte dei contadini (nel sud Italia)

  • Scioperi e manifestazioni dei braccianti (Nord) per ottenere l'imponibile di manodopera per ettaro

  • Occupazioni delle industrie (soprattutto MI-TO-GE)

  • Mobilitazione della piccola e media borghesia

  • Queste situazioni dimostravano un grande cambiamento in questi ceti: da emarginati della vita politica volevano essere soggetti, protagonisti, attori della vita politica.
    Le agitazioni di questo periodo potevano diventare vantaggiosamente politiche, ma rimarranno circoscritte ad un ambito puramente sindacale.

    Alle elezioni politiche del 1919, i liberali saranno sconfitti e i partiti piu' votati saranno il PSI (soprattutto operai) e PPI (fondato da don Luigi Sturzo). Pur costintuendo una formidabile maggioranza, PSI e PPI non governeranno mai insieme per motivazioni ideologiche (cattolici-atei/materialisti) e politiche (si ricordi che una parte del PSI era di tipo rivoluzionario e interpretava il successo elettorale come segno proprizio per attuare la rivoluzione).

    Questi fenomeni prepareranno il terreno facile al fascismo che si presenterà come il partito rappresentante della media borghesia e promotore del sentimento patriottico nazionale.
     
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